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Tutti amiamo alla follia i miti greci.
Sono un vademecum di trame brillanti, narratologia e – interpretati a dovere – ci spiegano la psicologia meglio di un trattato. Bisogna perΓ² ammettere che quasi sempre le storie sono intrise di quel maschilismo tossico che permeava la cultura greca antica.

Prendete Persefone.
Quella se ne sta bella bella a raccogliere fiori assieme alle figlie di Oceano, quando quel virilone frustrato di Ade la rapisce su un cocchio d’oro talmente kitsch che non lo vorrebbero nemmeno al Castello delle Cerimonie. E lui che pensa di fare colpo col macchinone come un tamarro qualsiasi, tsk.

La vicenda pare giΓ  abbastanza marcia, ma in realtΓ  Γ¨ pure peggio.
Ade Γ¨ fratello di Zeus, che lo ha salvato dopo che il padre Crono aveva ingoiato tutti i figli tranne per l’appunto Zeus. GiΓ  capirete che bella famigliola.

Ade, per ringraziamento, ce l’ha su per tutta la vita indovinate con chi? Zeus, proprio lui. Del resto, chi mai si dimostra piΓΉ ingrato di qualcuno a cui avete fatto del bene? Ade Γ¨ cupo, ombroso e lamentoso, un vero vampiro energetico, uno da cui pure Crepet e Morelli (per la prima volta d’accordo) vi direbbero di stare alla larga. In particolare, non gli sta bene che a Zeus sia toccato il cielo, a Poseidone il mare e a lui gli inferi. Non che su questo avesse tutti i torti, per caritΓ . GiΓ  all’epoca le divisioni ereditarie erano una rogna.

A un certo punto Ade – probabilmente piΓΉ per ripicca che per altro – pretende che Zeus gli trovi moglie e va dal capo degli dΓ¨i come una volta i paesani andavano dal prete. Quello, che vive nel senso di colpa per avergli fatto del bene, ha la brillante idea. Guarda il book con tutte le figlie avute fuori dal matrimonio – un tomo di mille pagine – e sceglie Persefone, la piΓΉ bella. β€œMa sΓ¬, vai e prenditela!”

β€œMa non dovremmo almeno avvisarla? – chiede Ade – Demetra, sua madre, Γ¨ un bel tipaccio!” Zeus, stuzzicato su chi porti i pantaloni a casa sua (nessuno: portano tutti i tonaconi), sbuffa e gli dice di darsi una mossa.

Il piano Γ¨ diabolico, degno del re degli inferi: fa sbocciare un narciso tra i fiori che la bella va raccogliendo. Quella rimane imbambolata (narcotico, peraltro, viene da narciso) mentre dal fiore si apre una voragine: appare Ade col cocchio e tutto quanto et voilΓ .

Appena arrivati nei bassifondi, Ade completa la trappola e offre a Persefone un melograno. Chi mangia un frutto all’inferno non puΓ² tornare tra i viventi, recita l’articolo settordici comma x del codice dello Stige. Quella, ancora scioccata, sbocconcella sei semini ed Γ¨ fregata. Forse.

SΓ¬, perchΓ© Demetra, che Γ¨ dea della fertilitΓ  e dell’agricoltura, oltre che madre vagamente possessiva, s’inca**a. Di brutto. Scatena un inverno senza fine con tanto di terribile carestia e abbandona l’Olimpo facendo un pernacchione a Zeus che vuole fare il maschio di casa. Uno sciopero in piena regola, forse il primo della storia.

Demetra, distrutta dal dolore, si trasforma in vecchina e prende a peregrinare fino a quando viene accolta a Eleusi, dove fonda un culto misterico a lei intitolato. E Zeus?

Come ogni buon capo che non vuole sentire ragioni, Γ¨ costretto a cedere prima che l’infinito inverno porti alla fine del mondo. L’accordo che mette sul tavolo Γ¨ questo: Persefone ha mangiato solo sei semi, quindi tornerΓ  sulla Terra ma dovrΓ  restare agli inferi per sei mesi all’anno. Avrete notato che tutti hanno voce in capitolo tranne la ragazza stessa, l’unica a non poter decidere della sua vita. A quei tempi – e spesso ancora oggi – era cosΓ¬.

Ci sono alcune varianti al mito, che tra i romani diventa quello di Proserpina, ma la storia a grandi linee Γ¨ questa. La psicologia, giustamente, ci ha inzuppato il pane fin dalla sua nascita, come per altri miti.

Se a un primo esame Persefone rappresenta il ciclo delle stagioni, con la giovane che torna con la primavera a simboleggiare la semina e poi il raccolto, per tornare sottoterra in autunno, i significati sono piΓΉ profondi. Persefone, che si chiama anche Kore (giovinetta), rappresenta la trasformazione da giovane spensierata a figura matura e responsabile (nell’Ade diventa custode come il marito-per-forza) attraverso un trauma. Ovvero la crescita superando disgrazie e lutti.

Demetra, col suo dolore devastante, richiama altresΓ¬ il dolore che vive la madre che non riesce a staccarsi dai figli e non accetta che crescano e prendano il loro posto nella vita. Anche se, per come va il mito, la dea ha qui tutte le ragioni. Io, vista la personalitΓ  un po’ b0rderline di Persefone e la sua alternanza tra Terra e inferno, ci vedo anche la bipolarltΓ  e la sindrome maniaco-depre*siva, spesso associata alle stagioni e caratterizzata da periodi di euforia (la Terra) e di tristezza (gli inferi).

In questo viaggio strampalato tra mitologia e psiche, siamo accompagnati dalla meravigliosa “Persephone” di Waterhouse.

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