Oltre il Massacro la Beffa: “Acquista la tua villa a Gaza” piani di pulizia etnica negli annunci immobiliari israeliani

«Svegliatevi, una casa al mare non è un sogno!». Quello che sembrerebbe uno scherzo di pessimo gusto è, invece, uno slogan raccapricciante diffuso sui social per promuovere la costruzione di “case al mare” nella Striscia di Gaza, alla fine della guerra. L’annuncio è stato postato con orgoglio su Instagram dall’agenzia immobiliare israeliana Harry Zahav Company, che opera anche in Cisgiordania. A corredo una locandina, che raffigura i disegni dei progetti per le nuove costruzioni sui terreni palestinesi distrutti dai bombardamenti. Il manifesto fa riferimento al “prosieguo dei lavori” sulla terra martoriata dal conflitto, suggerendo che l’agenzia, tramite alcuni dipendenti nell’esercito israeliano, ha già iniziato a “rimuovere le macerie” per far spazio al suo progetto residenziale. Questo atto di cinismo e sfruttamento senza precedenti ha raccolto lo sdegno social di migliaia di utenti, che hanno commentato con disgusto l’annuncio.

Non è la prima volta che la Harry Zahav (letteralmente, “Montagne d’oro”) si occupa di costruzioni di lusso in territori palestinesi. Da quando è iniziata la guerra, alcuni dipendenti dell’azienda si sono persino arruolati per combattere a Gaza. Tra questi anche lo stesso amministratore delegato Shlomo Warmstein. La compagnia ne va fiera, tanto da alternare sui social agli ambiziosi progetti edili, la pubblicità di questo “accorato” coinvolgimento militare.

 PROGETTO DELLE CASE DEI COLONI A GAZA DELL AZIENDA HAREY ZAHAV 1 COPIA

Tuttavia, la decisione di estendere il suo impero immobiliare alla Striscia di Gaza, devastata dai conflitti armati e dal genocidio in corso, solleva gravi interrogativi etici sul limite che può avere la speculazione edilizia sulla pelle dei palestinesi. Sul profilo social dell’azienda vengono, infatti, postate immagini di ruspe al lavoro e annunciati “Ora prezzi di prevendita!” per i “lotti abitativi” sul territorio palestinese, come se il dolore e la sofferenza della popolazione locale fossero nulla più che un’opportunità commerciale su cui speculare e fare “montagne d’oro”, come evoca proprio il nome della compagnia.

Le immagini pubblicate dalla pagina Instagram dell’agenzia sono incuranti, persino sprezzanti, del terribile bilancio umano e infrastrutturale della guerra a Gaza. Con oltre 18.000 morti dal 7 ottobre e bombardamenti indiscriminati su ospedali, campi profughi e abitazioni, la popolazione locale è stata sottoposta a una violenza inimmaginabile. Dall’altra parte, Israele ha registrato 1.200 morti, sottolineando la sproporzione evidente nelle perdite umane. Il sovraffollamento e la malnutrizione, già diffusi prima del conflitto, sono ora in aumento, causando la diffusione di malattie mortali come dissenteria, influenza e vaiolo, mentre il sistema sanitario è in ginocchio. 

In questo contesto, l’azione dell’agenzia immobiliare appare come una mossa insensibile e spregevole che ignora completamente il contesto umanitario critico ma getta un’altra luce sul rapporto – pubblicato pochi giorni fa da uno dei più influenti think tank israeliani, l’Institute for Zionist Strategies (Istituto per le strategie sioniste, IZS) – dal titolo, Un piano per il reinsediamento e la riabilitazione definitiva in Egitto dell’intera popolazione di Gaza. Si tratta, come spiegato da Giorgia Audiello, di un piano finale pensato nei minimi particolari per risolvere definitivamente il problema della presenza palestinese a Gaza, attraverso una pulizia etnica che prevede il reinsediamento della popolazione araba in Egitto. 

Nella prima riga del rapporto, stilato dall’IZS, si legge che «Attualmente esiste un’opportunità unica e rara per evacuare l’intera Striscia di Gaza in coordinamento con il governo egiziano». Questa “opportunità”, che rientra a pieno titolo nel capitalismo dei disastri, sfrutta l’ennesima tragedia umanitaria sia a livello politico, per portare alla fondazione di uno Stato su base etnica in cui non ci sarà spazio i palestinesi, sia per arricchire le aziende senza scrupoli che vedono nel genocidio in corso una occasione, appunto, per avviare nuovi progetti e, addirittura, costruire case sui territori espropriati illegalmente e con la forza. Edifici costruiti sul sangue, come in un antico sacrificio di costruzione, generatore di vittoria: una ideologia di matrice arcaica, che troviamo attestata nell’antichità e che lo storico delle religioni, Mircea Eliade ha ben descritto Nei Commenti alla leggenda di Mastro Manole.

[di Enrica Perucchietti]

Fonte L’indipendente

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